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Consigli e riflessioni

Le mie idee in un blog

Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.

Stiamo vivendo un momento storico di spaccatura rispetto al passato, una transizione verso una nuova epoca, e forse il passaggio per certi aspetti è già irrimediabilmente avvenuto.

vento del cambiamento

La pandemia ci ha colto impreparati sotto molti aspetti, anche se avremmo potuto prepararci a queste possibili, ma non improbabili evenienze, sul fronte sanitario, sul modo di fare didattica, sul modo di stare assieme e di creare rete. Abbiamo dovuto riorganizzare tutto e alla svelta. La pandemia ha portato a galla la necessità di affrontare ciò che non volevamo affrontare, vedere ciò che non volevamo riconoscere, ciò che per decenni si è rimandato e tenuto celata, per poi riaffiorare d'un tratto nello stato di emergenza e di necessità, una realtà che ci ha ricordato che non siamo invincibili, che dobbiamo ripensarci, reinventarci e ricrearci.

Perché parlarne?
È evidente a tutti, seppur in diversa maniera, che le nostre vite hanno subito e stanno subendo delle rivoluzioni psicologiche e relazionali, a partire da un cambiamento nel nostro modo di agire e interagire. Alcuni di questi cambiamenti sono rivoluzioni silenziose, arrivano come sogni che sbiadiscono al risveglio, alcuni li stiamo forse iniziando a metabolizzare. Altri scavano solchi dentro di noi, determinando il nostro stato di benessere e la qualità delle nostre relazioni. Non avremmo mai pensato, con l'inizio di questo 2020, che vedere un proprio caro, uscire per un aperitivo o a fare una passeggiata potessero essere attività per niente scontate. Non avremmo pensato di doverci tutti scontrare con questo imprevisto, che è andato a sommarsi ai problemi già presenti.

Ora che qualcosa inizia a muoversi di nuovo, uscire sembra quasi insolito e a qualcuno fa più paura del "normale", quel "normale" al quale eravamo così abituati e che ora, quasi quasi, più tanto normale non è. Questa situazione di emergenza ha ribaltato l'ovvio, ossia ha messo in dubbio quello che davamo per scontato; così scontato da non essere visto o apprezzato. La psicoterapia, talvolta, ha anche questa funzione: aiuta la persona a guardare a quelle modalità "ovvie", automatiche e che la persona mette in campo, talvolta nel male e talvolta nel bene. Ecco, che questa situazione può essere anche, metaforicamente, una buona psicoterapia. Ma è ancora troppo presto per tirare le somme, lo sapremo più avanti che cosa avrà significato per ciascuno questo periodo di spaccatura ed allora avremo un quadro più completo. A volte sono "somme" che fatichiamo a tirare da soli, e talvolta possiamo aver bisogno di un aiuto.


Quello che il covid-19 ci ha costretto a fare
L'emergenza ci ha costretto a stabilire un prima e un dopo, a inventarci un modo per sopravvivere a un rapido cambiamento. Per qualcuno il Covid-19 ha messo in luce la propria esasperazione e i propri limiti. Ma dobbiamo fare un passo oltre (vedi paragrafo Effetti psicologici e sociali del Covid-19 come possibilità di scelta), perché questa esasperazione e questo toccare i limiti possa trasformarsi in una presa di posizione attiva nei confronti di ciò che non vogliamo più accettare delle nostre relazioni, della nostra società e più pronti nei confronti delle nuove strade che attendono il nostro passo.


Nuovi stimoli di riflessione per chi vuol cambiare
Queste riflessioni e reazioni sono state raccolte dai racconti delle persone che incontri nel mio lavoro di psicologa clinica. Ci rendiamo conto che in una società come la nostra non ci si può fermare: l'economia rischia di andare a picco, le persone che frequentiamo in crisi, i programmi della nostra vita ci potrebbero sfuggire di mano. Vogliamo davvero che il succo di questa prova sia una nuova rincorsa affannosa alle aspettative? Per chi sa coglierla è concessa la possibilità di non affannarsi, ci sono le condizioni per "non correre" alla ricerca di una risposta. Siamo, infatti, in buona compagnia: non siamo da soli a vivere questo shock, questa spaccatura e questo parzialmente ci rasserena, e ci permettiamo di rilassarci dinanzi all'incertezza. Ed è da questo stato mentale che possiamo imparare qualcosa di nuovo. Prima c'erano comunque delle cose che non ci stavano bene, ma sopportavamo ed accettavamo, come dei compromessi troppo stretti nelle relazioni, essere costretti a far vedere solo alcuni lati di noi per reggere il palco in alcune relazioni, accettare ritmi di lavoro devastanti, ecc... Alcune di queste erano cose che sapevamo già. Ma adesso come vorremmo porci nei loro riguardi? Le cose ovvie prendono evidenza e così anche le cose che rimandavamo non sono più procrastinabili: una conversazione riappacificante con un amico, la stipulazione di un accordo, chiudere una storia o focalizzare i propri desideri. Potrebbe non esserci tempo, perché forse non si ritornerà indietro. E se si può ritornare, a vivere senza mascherine, non è sicuro che si potrà ritornare prima di questa esperienza, perché questa esperienza c'è stata e non possiamo cancellarla. E se la sapremo sfruttare vorremmo pure ricordarla.


Chi non vuol cambiare?
Poi c'è chi esprime atteggiamenti di disinteresse, di diniego, ossia che nega che sia accaduto qualcosa, agisce come se vivesse nel mondo di prima e boicotta qualsiasi richiamo ai fatti: la funzione da acceleratore di particelle della pandemia è davvero troppo insopportabile per lui. Rabbia, risentimento, dare la colpa agli altri e altre modalità disfunzionali fanno capolino nella loro vita, distogliendo lo sguardo da ciò che va cambiato. Cambiare fa paura, sì! Banalmente, "fermarsi" costringe a riguardarsi dentro, scoprire le fondamenta della nostra vita, gli a-priori delle nostre scelte, costringe a stare più a contatto con sé stessi, a disintossicarsi dalla frenesia e dalla routine e a trovare un modo rinnovato di stare con gli altri per non soccombere all'altro. Siamo tutti dei neofiti dinanzi a questa esperienza, sia che siamo bambini, adolescenti, adulti o anziani. Ě poco realistico pensare di poterci collocare chiaramente da una parte o dall'altra: tra chi vuol cambiare e chi no; poiché tutti viviamo entrambe queste tendenze in noi. Ripartire fa altrettanto paura ora: abbiamo timore di non aver imparato nulla da questa esperienza, oppure temiamo di non essere ancora pronti. Se già la sensazione è questa, allora è proprio così: qualcosa in noi vuol cambiare, e la paura ci vuol indicare questo.


Progettualità e giustificazioni interrotte
Questa emergenza ha introdotto la possibilità di una demarcazione tra "un prima" e "un dopo", nella vita di una persona possono esserci diversi eventi a produrre questo effetto: la malattia, un lutto, il matrimonio, la fine di un matrimonio, un trasferimento, un incidente, la nascita di un figlio, ecc. Un elenco, tra tanti possibili, per indicare qualcosa di incisivo e, come in questo caso, improvviso. La potenza di questo evento però sta nell'essere comunitario, nel "viverlo tutti insieme", accomuna le vite di tutti, e quindi ci coinvolge da più parti della matrice. Gli effetti del covid-19 nella organizzazione sociale ci sollecita a interrompere le giustificazioni, ossia a mettere in dubbio tutte quelle cose che ci raccontiamo (e che raccontiamo) per continuare a mantenere la nostra vita così com'è, pur sapendo che c'è qualcosa che non va bene. Infatti, quando le nostre progettualità vengono interrotte non sono scosse solo nelle cose che ci fanno comodo, anzi sono soprattutto le modalità poco utili ai nostri desideri che escono allo scoperto e che vengono messe in scacco. E se vengono messe in scacco, come nel gioco degli scacchi, dobbiamo fare degli spostamenti nella scacchiera per non farci dare scacco matto! Potrebbe essere quindi che siamo chiamati a rivedere le nostre priorità e che modalità, come le giustificazioni, siano messe più a nudo di prima. E allora siamo costretti ad andare oltre la confort-zone e l'Altro ci fa da monito, visto che è pure lui, per così dire, un po' smosso dalla situazione.


Effetti psicologici e sociali del Covid-19 come possibilità di scelta
Gli effetti psicologici e sociali del Covid-19 possono essere vari, ad esempio possiamo renderci conto che tra genitori non ci stavamo confrontando sull'educazione di nostro figlio, non ci stavamo prendendo cura del nostro corpo, o sempre ad esempio, stavamo alimentando delle relazioni di amicizia non salutari. Queste situazioni creano sofferenza e talvolta ci fanno confrontare con i nostri limiti. Tuttavia, proprio questo mettere in evidenza può spianare la strada del cambiamento. Il cambiamento, in questo caso, è permesso dalla sinergia di due movimenti, che si incastrano tra loro come le mosse di due pezzi nella scacchiera. Abbiamo detto che questa situazione per molti ha avuto la funzione di svelare, mettere in evidenza, portare a galla. Ma che cosa? Provate a fare un elenco. Ora guardate l'elenco, tra le cose scritte vi sarà qualcuna che già sapevate, qualche altra già la intravedevate, mentre qualche altra è emersa in questo periodo. E questo periodo può essere sfruttato per vedere anche oltre, alle implicazioni delle cose in elenco. Questa situazione emergenziale ci ha spronati a mettere più a fuoco le implicazioni, ossia "dove possiamo andare a finire se continuiamo così?!" Questo sia a livello macro, ossia come comunità umana, che a livello micro, ossia come singoli individui. Ci ha permesso, parallelamente, di fare un'altra cosa: ci ha costretto, abbiamo detto, a chiarirci ciò che conta per noi e a rivedere alcune nostre priorità. Proprio nel momento in cui abbiamo più chiaro le implicazioni delle nostre mosse sulla scacchiera, integrato con quello che è prioritario per andare verso la meta abbiamo più possibilità di scegliere con più forza la strada giusta per noi. La strada nuova, la strada del "dopo".

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